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PROGETTI >> REALIZZATI

LA LUCANIA IN RETE

LA LUCANIA IN RETE

PROGETTISTA: Gianpaolo Buccino alias TERRI

  • Anno: : 2011
  • Categoria: : Altro
  • Visto: 592 VOLTE
DESCRIZIONE: LA LUCANIA IN RETE di Gianpaolo Buccino alias TERRI. Da anni si afferma che lo schema di sviluppo della Basilicata si deve caratterizzare in primo...
LA LUCANIA IN RETE di Gianpaolo Buccino alias TERRI. Da anni si afferma che lo schema di sviluppo della Basilicata si deve caratterizzare in primo luogo come: “autocentrato”, vale a dire basato sulla rivalutazione e la salvaguardia delle proprie risorse naturali e antropiche; “sostenibile”, cioè sorretto da attività non distruttive del sistema delle risorse irriproducibili; “attrattivo”, in altri termini capace di attirare anche risorse esterne. In questo auspicabile modello il turismo, del quale gli analisti di settore prevedono un continuo trend espansivo, può costituire elemento essenziale. Il Piano Operativo Nazionale “Reti e Mobilità” 2007-2013 - i cui interventi sono destinati in modo prevalente alla Puglia, Campania, Calabria e Sicilia - allo stato delle cose, però, lascia fuori la Basilicata (“phasing out”) dall’occasione di uscire definitivamente dalla posizione, in cui è costretta, di isolamento endemico, movente primo che nega ogni probabilità di crescere, economicamente e socialmente. Il Piano Turistico diretto al consolidamento della Lucania Meridionale prova a porvi in parte rimedio. Basilicata Coast to Coast consiste in un unico grande “asse infrastrutturale di contesto” che, attraversando e segnando la regione da mare a mare, tiene conto, in un tempo solo, degli aspetti dei trasporti, dell'ambiente, della storia e dell'energia (Spatial Planning): una linea ferrata per lo spostamento di cose e persone (il PON suggerisce di puntare propriamente sull’innovazione territoriale adottando la "cura del ferro") corre priva di interruzioni (Promenade Architectural) per mettere in circuito le importanti realtà paesaggistiche dei Parchi Nazionali della Valle del Sinni e della Valle dell’Agri, secondo un percorso suggestivo che si svolge tra i centri e i siti ritenuti di elevate potenzialità dal punto di vista economico e culturale (urban-appeal), con l’intento di creare “nodi urbani medio-piccoli” che interagiscano virtuosamente grazie a relazioni reticolari e circolari, materiali e immateriali, competitive e cooperative, ognuno mantenendo e moltiplicando le proprie specificità ma anche sviluppando in equilibrio nuove e diversificate vocazioni. In particolare, allo scopo di valorizzare per di più il patrimonio/capitale storico-artistico, e senza farsi troppo frenare da un mero atteggiamento “romantico”, le stazioni di questa inedita ferrovia (comunque implementata da nuovi ordini di servizi che ne ammettono la fattibilità) sono definite da "nodi ricettivi" e da "nodi attrattivi", in funzione di castelli, torri, fortificazioni e borghi primitivi e siti archeologici in genere che sono in grado o meno di ospitare oppure semplicemente di richiamare il visitatore/fruitore. Infine, poi, l’installazione è più soddisfacentemente sfruttata attrezzando un condotto tecnico idoneo al trasferimento del petrolio e del gas, presenti e estratti in quantità considerevoli, verso gli stabilimenti di trattamento e/o allocazione delle risorse più vicini (si ipotizza di arrivare al polo logistico ad alta specializzazione della fascia industriale del Golfo di Taranto e, per riconnessione ferroviaria, al Porto di Gioia Tauro - Piattaforma Strategica Sud-Orientale/Corridoio VIII), riducendo ancora sensibilmente l’inquinamento principale dovuto al trasporto su gomma, quasi unicamente impiegato nell’area. Il Piano Infrastrutturale dell'entroterra della Basilicata è coerente tanto nei principi quanto negli obiettivi. Smart Power City parte dal presupposto che la costante espansione urbana che investe le campagne, in maniera smisurata e indiscriminata, sia un grave errore dell'urbanistica moderna. Le città riescono a mantenere una precisa identità solo quando si rinnovano dal nucleo d’origine, la cui impronta detta inevitabilmente lo sviluppo futuro. Perseverare nel cementificare il territorio genera, come conseguenza, oltre il consumo patologico di “terra” dannoso per l'ecologia, la perdita di riconoscibilità e di appartenenza, che è il difficile problema della invivibilità che assilla gli attuali sobborghi (“metropolizzazione e periferizzazione sono madre e figlia, giacché diffusione si sposa con dispersione per colpa di bassa densità, concependo Città Generica”). Questo implica, non il vincolo degli insediamenti (popolazione/attività/servizi) di estendere in assoluto i propri confini, ma la regola di non avanzare di là dal limite della “dimensione critica”, il cui rispetto garantisce la sopravvivenza, per auto-organizzazione, del modello sociale/ambientale e la coesistenza di città/hinterland (villaggio urbano autosufficiente). Ferma la condizione oggettiva per cui la congestione degli agglomerati va superata in favore del progresso, è infatti più utile (e bello) riconvertire le città con azioni alla larga scala: da un lato, aprendo all’interno per riscattare e rifunzionalizzare in sicurezza gli spazi dequalificati e i manufatti dismessi (comprese le aree e le edilizie antiche); dall’altro, aprendo all’esterno per legare e servire i luoghi in un assetto agile e veloce di infrastrutture a maglie (hinteland) e nodi (città) multilivello. Il tutto a costituire e a significare una nuova forma, anche fisica, del territorio, unitaria e policentrica, integrata e solidale (“reti di città in gerarchia soft di potenza”). Una metropolitana leggera di superficie congiunge quindi la ferrovia meridionale ai “nodi urbani medio-grandi” di Potenza e Matera che, conservando la propria struttura d’impianto tradizionale, si rivitalizzano e si trasformano in città avveniristiche - immaginate come piccole San Francisco - le cui mobilità computerizzate collettive, di tipo semi-pubblico o semi-privato, in massima parte traslocate su rotaia e comandate elettronicamente, ne migliorano la centralità e l’accessibilità. Basilicata Coast to Coast e Smart Power City - concepibili e avverabili grazie alla tecnologia d’avanguardia oggi disponibile (TRAIN DE VIE: Un Treno Chiamato LIBERTÀ è alimentato ad energia eolica e solare distribuita lungo il tragitto) - sono “opere di efficienza territoriale” vitali per "connettere" convenientemente la Lucania sia al suo comprensorio di competenza (l’ISTAT e il CENSIS indicano che stanno comuni letteralmente abbandonati al declino e a rischio di “estinzione” a causa di fenomeni di “emarginazione territoriale” e in mancanza di “relazioni di contesto”, di grande dimensione e di ampio respiro, che coniughino le eccellenze con la qualità diffusa) sia al resto del Sud che, nel prossimo quadro comune, mira alla macroregione del Mezzogiorno d'Italia. Da qui nasce l'operazione cruciale del Grattacielo sullo Stretto/Ponte sullo Stretto: “stringere” il Mezzogiorno del Mediterraneo all'Europa tramite la via transnazionale primaria Berlino-Palermo (su cui si attesta il Corridoio Meridiano Est-Ovest - Piattaforma Strategica Tirrenico-Ionica/Corridoio1), di cui il Faro diventa il caposaldo che giustifica l'intera tratta e il Ponte. Il progetto complesso fa propria la rigorosa analisi del PON (QSN), per cui la nozione di sostenibilità prelude contemporaneamente ai temi ambientali, economici e sociali. Il concetto è ripreso dai Programmi Quadro di ricerca e sviluppo tecnologico (PQ), che rappresentano il risultato più qualificato della collaborazione scientifica e tecnologica dei paesi dell’Unione Europea. Il nuovo programma, in vigore fino al 2013, continua ad essere lo strumento prioritario per la realizzazione dello Spazio Europeo della Ricerca (SER), fondamento della “Strategia di Lisbona e di Göteborg” della UE: promuovere i saperi se intende diventare un'economia prospera e competitiva, basata sul “triangolo della conoscenza” (Ricerca/Formazione/Innovazione), che privilegi il paradigma comunitario di crescita “civile” (Intelligente/Sostenibile/Inclusiva) e di Governance Glocale (Globale/Locale). TERRI © 2001-2011



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