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PROGETTI >> REALIZZATI

PIAZZA FALLONI

PIAZZA FALLONI

PROGETTISTA: Maurizio Bradaschia

  • Anno: : 2010
  • Categoria: : SPAZI URBANI
  • Committente: : Comune di Monteiasi (TA)
  • Visto: 1232 VOLTE
DESCRIZIONE: La Puglia è un luogo straordinario. Solare, aspra, blu. Il sole, esageratamente mediterraneo, condiziona e connota fortemente i luoghi, gli spazi...
La Puglia è un luogo straordinario. Solare, aspra, blu. Il sole, esageratamente mediterraneo, condiziona e connota fortemente i luoghi, gli spazi antropizzati, la natura. Una natura caratterizzata dalla roccia calcarea bianca che esalta i colori del cielo e del mare al loro incontro con la linea dell’orizzonte. Assolati, i luoghi, le città, i paesi, riconducibili morfologicamente e tipologicamente a impianti celebri della storia del bacino del mediterraneo. Mileto, Ghardaia, le coste greche, quelle croate, sono riconoscibili nei tratti urbani. Monteiasi si trova al centro della regione, vicino a Taranto, a pochi chilometri dallo Ionio. Tra Taranto e Grottaglie (città delle grotte e delle ceramiche). Percorrendo la superstrada che collega Taranto e Grottaglie, dopo un rapido passaggio su un dosso da cui si domina il panorama, Monteiasi appare improvvisamente e inaspettatamente. Il Municipio è il primo edificio che si incontra lungo la strada principale, su cui prospetta prima la Chiesa di San Giovanni Battista e, dopo qualche decina di metri, la casa comunale, affacciata su piazza Falloni, il luogo del progetto. È il cuore del centro abitato di Monteiasi, un nodo urbano attorno al quale sono raccolti i principali edifici pubblici e privati della cittadina: il Palazzo Ducale, l’ex Municipio e la Chiesa matrice insieme alla Torre dell’Orologio. La piazza è contenuta: duecentocinquanta metri quadrati racchiusi da un fitto edificato rendono ragione ad un sorta di “urbanistica” degli spazi aperti interni, composizione di “cortili”, in una costruzione urbana tipicamente meridionale, dal carattere riservato, a volte quasi introverso. Prima del recente intervento di riqualificazione, la piazza versava in uno stato di incalzante degrado. Aperta al traffico veicolare, la piazza era caratterizzata da una sorta di patchwork di pavimentazioni diverse, rattoppate nel tempo (rivestimenti in clinker, asfalto, calcestruzzo ecc.), paracarri e dissuasori metallici, alberature casuali, un sistema di illuminazione disomogeneo e, infine, disordinati parcheggi random concludevano la scena. Durante il 2005, l’Amministrazione comunale decide di partire con la riqualificazione del centro storico cittadino, e sceglie di iniziare da piazza Falloni, luogo simbolo del centro, piazza su cui si affacciava anche l’ex sede Municipale. Viene così redatto un bando di gara nazionale (ex Legge Merloni) e l’appalto viene vinto dallo Studio Bradaschia di Trieste che decide di avvalersi, in loco, della collaborazione dello Studio Netti Valente di Bari. Il finanziamento è esiguo: 60.000 euro complessivi di quadro economico, con un importo lavori che non raggiunge i 40.000. L’idea del progetto di recupero di questo brano di città è semplicissima: ridisegnare lo spazio rendendolo unitario e pedonale, realizzando, così, un luogo di sosta congruente con la memoria del sito. Il linguaggio scelto per ri-conformare questo spazio si muove saggiamente fra tradizione e innovazione, realizzando uno spazio contemporaneo in continuità con la storia del luogo. Uno spazio capace di captare e trasmettere l’atmosfera, le emozioni, i colori, della piazza nel suo contesto. La scelta matico-estetica è quasi obbligata: pietra calcarea di Trani. Bianca e bellissima, sofisticata solo come il carbonato di calcio puro riesce ad essere, e armoniosa, nei pallidi colori dell’edificato pugliese, e, ancora, quasi riflettente i blu e gli azzurri. Data l’esiguità dello spazio si è optato per un disegno calibrato della texture della pavimentazione. L’idea è stata quella di evocare i corsi in pietra dei monumenti del celebre barocco leccese, le geometrie dell’architettura vernacolare della città vecchia di Taranto affacciata sul “mare piccolo” (il piccolo golfo interno in cui trovano riparo le barche da pesca). Di enfatizzare il luogo. Pochi segni ancora. Un “tappeto” centrale, da delimitare con una piccola aiuola verde in cui fare crescere un albero-simbolo, un pino marittimo, l’albero delle coste mediterranee italiane e non solo (croate, in dalmazia, francesi, spagnole, ma anche di quelle greche). E una seduta, una panca, a richiamare il “sedile”; così era chiamato l’edificio municipale storico, dove la gente si incontrava, sedeva, per strada, a discutere, di politica e di tutto ciò che caratterizzava la vita nelle piccole comunità pre-televisive. E, infine, l’introduzione della ceramica, l’artigianato locale, il materiale prodotto in loco, piccole tessere di ceramica verde (degli smeraldi), a impreziosire il “tappeto” centrale della piazza. Un’illuminazione minimalista - mirata a sottolineare i cromatismi e il volume del vuoto o, meglio, dei vuoti (la piazza, il porticato, lo spazio urbano) - completa il progetto. Un progetto poetico, che insegna come anche attraverso piccoli gesti, dal lessico familiare, sia possibile migliorare significativamente i luoghi quotidiani della nostra esistenza.



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